L’Essenza dell’Apicoltura Biodinamica
L’Apicoltura biodinamica consiste nell’allevare le api con cura e amorevole consapevolezza, cercando di coniugare le conoscenze scientifiche con una visione spirituale della Natura e dell’Universo.
Guidati dalle indicazioni fornite originariamente da R.Steiner, si percorre una via rispettosa della vita biologica e della natura spirituale delle api, nella consapevolezza dell’importanza e dell’interdipendenza che si è creata già in epoche remote tra l’Essere Umano e l’Essere dell’Ape.
L’Apicoltore biodinamico, anche con l’uso di tisane e preparati biodinamici, conducendo tecniche apistiche riguardose degli equilibri naturali, svolge un’attività rivolta -in primis- al rafforzamento delle api e quindi alla salvaguardia di tutta la Natura.
L’esperienza personale e comunitaria dell’apicoltura biodinamica consiste in un viaggio che impegna molto sul piano fisico, che coinvolge moltissimo sul piano animico e che richiede impegno nello studio, una costanza nella sperimentazione ed una forte volontà e disposizione nel cogliere lo Spirito in ogni sua manifestazione sul piano fisico/sensibile.
L’apicoltura biodinamica è dunque un modo rispettoso di affacciarsi al mondo delle api. Un graduale processo di acquisizione animica, basato sulla consapevolezza di un atteggiamento interiore, intriso di umiltà, rispetto, gentilezza e gratitudine, che consente ad ogni essere umano, anche non apicoltore, di entrare in contatto con un essere speciale.
Come nasce l’Apicoltura Biodinamica
L’apicoltura biodinamica è nata dagli impulsi che Rudolf Steiner ha dato all’Umanità in particolare in otto conferenze tenutesi a Dornach (Svizzera) dal 26 novembre al 22 dicembre 1923, raccolte nel libro “Le Api”, Editrice Antroposofica, che riporta in appendice anche una precedente conferenza di Rudolf Steiner del 3 febbraio 1923.
Rudolf Steiner ha dato anche altre indicazioni sul mondo degli insetti e delle api, in particolare nel libro “L’uomo, sintesi armonica delle attività creatrici universali”, Editrice Antroposofica, ed in modo meno specifico, anche in altre sue opere e conferenze pubbliche.
In queste conferenze ed in questi testi non poterono esser fornite ricette ad hoc o metodi precisi di lavoro con le api, atti a risolvere le problematiche che allora come oggi l’apicoltura “convenzionale” (allora chiamata “razionale”) stava attraversando. Dovevano essere esposte delle indicazioni di principio, propedeutiche alla futura comprensione circa lo stato di allarmante pericolo. Le api, infatti, sono sempre state riconosciute come insetti “sentinella”, ed utilizzate per monitorare lo stato di salute del pianeta: ora la situazione attuale è critica e richiede l’intervento consapevole di ogni essere umano.
Dopo le indicazioni fornite da Rudolf Steiner negli anni ’20, diversamente da quanto accadde per l’agricoltura biodinamica (che crebbe con un gran fermento dal 1924 ad oggi), per l’apicoltura biodinamica passarono decenni di lungo silenzio, o quasi. Ci pensò allora l’avvento della “varroa” (acaro Varroa Jacobsoni poi evolutosi in Varroa Destructor) a risvegliare gli uomini e le loro coscienze. Questo avvenne, nei primi anni ’80 quando dalle aree più orientali dell’Asia quest’acaro parassita delle api migrò ed invase letteralmente l’Europa ed il mondo intero nel seguito.
Ci fu’ un traumatico risveglio, gli apicoltori ricorsero ad ogni sorta di prodotto, di veleno, di tecnica pur di far fronte al parassita: ed ora, quasi tutta la cera presente in Italia risulta ancora contaminata dai prodotti utilizzati in quegli anni.
L’Apicoltura biodinamica cominciò a far capolino, in particolare nei paesi più al nord d’Europa (Svizzera, Germania, Austria). Matthias K.Thun, figlio della più conosciuta Maria Thun autrice del Calendario delle Semine utilizzato in agricoltura biodinamica, pubblicò un primo libro “Apicoltura” alla fine degli anni ’80 che venne poi dallo stesso riedito e rivisto nel 2000. Cercò così di tradurre (a suo modo ovviamente) le indicazioni di Rudolf Steiner e di traferirle su di un piano pratico d’api-coltura.
Negli anni ’90 crebbero anche in Italia le esperienze di alcuni apicoltori “biodinamici”, spesso sconosciuti gli uni agli altri, perché spazialmente lontani. Negli anni 2000 i primi corsi di formazione, gli incontri pubblici, le prime conferenze. Crebbe dunque lentamente anche in Italia questa nuova figlia dell’antroposofia.
Nel Giugno del 2007, a livello internazionale, viene messa a punto una prima versione del disciplinare di produzione “Demeter” per l’apicoltura biodinamica che tutela appunto i produttori biodinamici e promuove i loro prodotti. Questa prima versione è rimasta poi identica nel tempo fino ai giorni nostri.
Nel 2013 l’apicoltore Enrico Zagnoli con Ilaria Biganzoli Corazza pubblicano un primo libro italiano sull’apicoltura biodinamica “Una speranza per le api”, AgriBio Edizioni.
Ed ora la strada è stata tracciata ma molto, molto ancora c’è da sviluppare, sperimentare, conoscere.
L’Apicoltura Biodinamica come può aiutare le Api?
L’apicoltura biodinamica cerca di rispondere alle necessità di una situazione prossima al collasso.
La frase, attribuita forse erroneamente ad Albert Einsten, è un monito all’umanità: “Se le api si estingueranno dal pianeta Terra, all’uomo rimarranno quattro anni di vita”. I dati scientifici raccolti ci dimostrano che il 75% dei vegetali commestibili dipendono dall’impollinazione dell’ape e di altri insetti pronubi.
L’apicoltura biodinamica riconosce questi dati e non si pone l’obiettivo di salvare le api all’unico scopo di salvare le attività di reddito degli apicoltori, bensì, promuove ogni azione benefica alla salute delle api perché si è reso consapevole che dalla salute di questo insetto dipende la vita dell’ape, la vita del regno vegetale e minerale, e la sopravvivenza stessa di tutti gli esseri umani e di ogni altro essere vivente che abita sulla Terra.
Condizioni ambientali avverse, mutazioni climatiche, pesticidi, diserbanti, impoverimento del territorio, carenza di forze eteriche, risorse alimentari scarse o non conformi, tecniche di allevamento troppo spinte ed invasive, in aggiunta ai nemici dell’alveare (varroa, aethina tumida, nosema, vespa velutina, ecc.), sono le cause dello stress e delle relative conseguenze che gli alveari manifestano al giorno d’oggi.
Problematiche che sono emerse, con tutta la loro gravità, negli ultimi decenni, appunto in seguito all’avvento ed allo sviluppo unilaterale dell’apicoltura cosiddetta “razionale”. L’apicoltura tradizionale, oggi, è diventata una mera attività economica.
A Rudolf Steiner, a riguardo della moderna apicoltura, vennero poste domande specifiche. Domande alle quali rispose dicendo che in quel momento non si poteva obiettare niente circa l’uso dell’arnia razionale e di ogni altro materiale innovativo, nemmeno sulla validità delle nuove tecniche apistiche che si erano aggiunte. Posticipò la sua risposta, dicendo che se ne dovrà parlare tra sessanta, ottant’anni, nel momento in cui si sarebbero potuti osservare gli effetti di questa innovazione. Questa è una delle numerose premonizioni di Rudolf Steiner rintracciabili nel citato libro “Le Api”.
Le indicazioni fornite da Rudolf Steiner nel 1923 sono più che mai attuali, anzi, proprio adesso, in questo periodo storico, dove le api soffrono di svariate problematiche, queste indicazioni permettono di comprenderne le cause, fornendo un valido aiuto a ricercarne le soluzioni.
Dal contenuto delle conferenze che abbiamo citato emergono delle indicazioni, più o meno esplicite, che aiutano l’apicoltore a comprendere la vera natura delle api e le loro esigenze biologiche e biografiche. Per “biologiche” s’intendono tutte quelle esigenze fisiologiche, funzionali alla crescita ed allo sviluppo delle singole api che, assieme alle altre, compongono un sano organismo famigliare. Per “biografiche” s’intendono, invece, tutte le esigenze psichiche che anche le api sperimentano ed esprimono. L’ape, come ogni altro essere vivente, non vive soltanto una vita biologica (ambito fisico), vive anche una vita di emozioni e sentimenti (ambito animico) e svolge compiti, qui sulla Terra, che si è assunta con una certa ragionevolezza (ambito spirituale). In un organismo così complesso, ogni turbamento in questi ambiti, crea una disarmonia che si manifesta in una determinata debolezza dell’alveare, la quale, a lungo termine, può sfociare in una patologia.
Le metodiche dell’Apicoltura Biodinamica
In apicoltura biodinamica non esistono delle tecniche o delle “ricette” che si possano applicare e replicare in ogni contesto ed in ogni situazione. Esiste un metodo, fondato sui principi enunciati nelle conferenze citate, che formano un “humus” dove germoglia ogni tipo di intervento apistico, mosso dall’intuizione e dalla sensibilità dell’apicoltore.
Una delle rare indicazioni pratiche e precise fornite da Rudolf Steiner nel ciclo di conferenze “Le Api” è stata quella di suggerire l’allestimento di aiuole per le fioriture a beneficio delle api in determinati periodi dell’anno. Questa indicazione è stata data per favorire la salute delle api che dipende, tra l’altro, anche dal giusto rapporto che esiste tra l’acidità gastrica del sistema digerente e la basicità dell’emolinfa (simile al nostro sangue per certi versi).
Altre indicazioni pratiche attengono alla gestione degli sciami che un tempo (ma pure ora risulta pratica consolidata in apicoltura convenzionale) venivano “forzatamente riuniti” alla famiglia madre da cui sono dipartiti. Altre indicazioni ancora attengono a dei suggerimenti (tisane con sale e camomilla) in caso di nutrizione di soccorso con lo zucchero (anche questa è una pratica oramai consolidata da decenni e non solo per il soccorso di famiglie in difficoltà ma al fine di stimolare anticipatamente le famiglie per il raccolto a venire).
Le metodiche gestionali biodinamiche che sono state messe a punto (ed anche parzialmente disciplinate nel caso dei produttori certificati “Demeter”) attengono a molti aspetti, dalla scelta dell’apiario, a quella delle arnie, alla costruzione dei favi naturali, al rispetto delle sciamature, all’utilizzo dei preparati biodinamici ed altro ancora.
Il metodo biodinamico inoltre aiuta l’apicoltore a trascendere il mondo fisico/sensibile, dove gli si palesano solamente gli effetti di cause che, appunto, risiedono in un ambito animico/spirituale. L’apicoltore biodinamico, per risolvere le problematiche apistiche che gli si palesano nel mondo fisico, comincerà ad indagare nel mondo delle cause e l’antroposofia sarà la chiave di lettura che gli permetterà di accedere a questi ambiti.
L’apicoltore biodinamico si deve rende sempre più capace di comprendere il significato delle parassitosi, delle malattie e di ogni altro problema che affligge le api. Instaurerà con esse un rapporto più profondo ed empatico, grazie al quale, gli si sveleranno delle intuizioni morali che lo guideranno a compiere azioni atte a ripristinare l’armonia nei processi vitali che sta alla base della salute di ogni essere vivente.
Si tratta dunque di un nuovo modo di fare apicoltura, immergendosi, con una visione interiore, immaginativa, in un mondo tutto da scoprire, in una saggezza dell’alveare che da sola giustifica tutte le fatiche e le delusioni che questa attività comporta, comprese tutte le punture che un apicoltore riceve, perché anche il veleno delle api si può ascrivere in un processo terapeutico, benefico per l’uomo.
Gli apicoltori ed in generale le persone che vogliono avvicinarsi all’apicoltura biodinamica, normalmente frequentano corsi di formazione, eventi e conferenze a questa dedicati.
ApiSophia cerca dunque di promuovere tali iniziative.