Piano di ricerca 2017
Premessa
La salute degli animali è assicurata da un corretto rapporto metabolismo – omeostasi interna e quindi dalla polarità delle seguenti due azioni: trasformazione – mantenimento. Secondo Rudolf Steiner (1923), un sintomo per valutare tale stato di salute è dato dalla costanza nel tempo dell’attestarsi del rapporto
pHsucco gastrico
pHsucco ematico
su valori ottimali.
Oggi la salute e sopravvivenza delle api risulta essere in declino perché l’equilibrio nell’ambito della polarità succitata è in gran parte compromesso, dando origine a patologie e parassitosi di vario tipo, legate a batteri (peste americana, peste europea), funghi (nosemiasi, covata pietrificata, covata calcificata) e animali (acari: varroasi, acariosi, tropilaelapsosi; insetti: braulosi, aethiniosi, senotainiosi). A queste si aggiungono diverse malattie di origine virale. Come mai l’alveare risulta essere così esposto alle malattie e non riesce a resistere a questi diversi agenti patogeni? Quanto è responsabile l’uomo con le sue pratiche apistiche che non considerano l’alveare come un superorganismo che produce miele e cera, ma che nel contempo deve mantenere una sua omeostasi interna? Le caratteristiche degli alveari che utilizziamo in apicoltura sono rivolti al mantenimento della polarità succitata su valori ottimali o sono delle semplici fabbriche per produrre miele? Per rispondere a tutte queste domande si è pensato di svolgere una ricerca sull’ambiente interno delle arnie e sul variare di alcuni parametri fisico-chimici in funzione della loro forma.
INDAGINE SULL'AMBIENTE INTERNO ALLE ARNIE
IPOTESI
KOZAK & CURRIE (2011) hanno provato sperimentalmente in laboratorio che con una temperatura di 25°C e con una ventilazione relativamente bassa dell’ambiente (14 l/h) si raggiunge in un gruppo di ca. 300 api operaie una concentrazione di CO2 pari a 2,13%: in queste condizioni è stata registrata una moria di Varroa destructor pari a 46,12%. Certamente una sperimentazione “di campo” con temperature nell’alveare più vicine a quelle reali (35 – 36°C) avrebbe fornito risultati più significativi e più aderenti alla realtà, ma comunque tale risultato è eloquente.
La famiglia delle api mantiene un ambiente omeostatico all'interno dell’alveare, determinando valori elevati di temperatura dell’aria e di concentrazione di CO2! La CO2 derivante dalla comune respirazione della famiglia diventa “leggera” a causa dell’elevata temperatura dell’aria e tende e salire e non a scendere per poi uscire dall’apertura di ingresso nell’arnia. Può un’arnia piena di spigoli, con sviluppo di grandi superfici esterne e con aperture impropriamente localizzate garantire l’omeostasi della famiglia in termini di temperatura e di concentrazione di CO2? Purtroppo fa parte del senso comune che l’O2 è utile, mentre la CO2 è un rifiuto da eliminare. In realtà ossigeno ed anidride carbonica costituiscono una polarità necessaria nell’ambito della vita. Appena la CO2 entra nel solvente biologico “acqua” va a costituire un acido debole ove sono dissociati relativamente pochi protoni (H+) ed anioni bicarbonato (HCO3–). Questo acido debole forma nell’emolinfa dell’ape un carattere di soluzione tampone che tende a mantenere costante il suo valore di pH. Nelle cellule del lume interno del tubo gastrico ci sono invece sulle membrane cellulari dei sistemi enzimatici di trasporto anionico che prelevano dal lume anioni bicarbonato per sostituirli con anioni cloro: ecco che l’acido debole viene trasformato in acido forte atto a trasformare il cibo. È quindi la CO2 che potrebbe essere importante per mantenere la polarità citata nelle premesse che si traduce dal costituirsi, dal punto di vista sintomatico di un ben determinato rapporto
pHsucco gastrico
pHsucco ematico
E il risultato sperimentale di laboratorio di KOZAK & CURRIE (2011) sembra comprovarlo: cosi nasce il nostro anelito di svolgere una ricerca sull’ambiente interno delle arnie e sulla variazione di alcuni parametri fisico-chimici in funzione della loro forma.
AZIONE
prima fase: indagine quantitativa della concentrazione di CO2 all’interno dell’alveare nella zona dei favi.
Verranno indagate arnie di diversa tipologia per quanto concerne forma, dimensioni, disposizione dei favi e aperture di accesso alle api. Questa prima ricognizione relativa a misurazioni eseguite nei periodi primaverile, estivo, autunnale e invernale ha il fine di fornirci alcuni dati per prendere dimestichezza con la reale situazione circa la concentrazione di CO2 nell’arco di un anno all’interno di diverse tipologie di alveare. In questa prima fase si utilizzerà come strumentazione un sistema a “provette gas – detector” della KITAGAWA con diversi ranges di misura della concentrazione di CO2, collegate con pompa aspirante AP-20.
seconda fase :
Le arnie che presentano le migliori caratteristiche omeostatiche, soprattutto per ciò che concerne la temperatura e la concentrazione di CO2 interne, verranno sottoposte ad un’analisi comparata con misure sistematiche di temperatura e di concentrazione di CO2 nell’aria della zona dei favi In questa seconda fase si utilizzeranno dei termometri a termocoppia ed un sistema aperto per la misurazione della concentrazione di CO2 basato su un trasduttore analogico IRGA (Infra-Red Gas Analyser) di progettazione e realizzazione originali.
BIBLIOGRAFIA
KOZAK, P.R. & R.W. CURRIE (2011) – Laboratory Study on the Effects of Temperature and Three Ventilation Rates on Infestations of Varroa destructor in Clusters of Honey Bees (Hymenoptera: Apidae). J. Econ. Entomol, 104(6): 1774 – 1782.
STEINER R. (2007) – Le Api. O.O. 351 (1923). Editrice Antroposofica, Milano.